Ultimamente partecipando a conferenze ed eventi sono state presentate tecnologie in grado di rendere smart la nostra vita, un mondo che affascina e in continua evoluzione. Ma siamo solo agli inizi, è difficile immaginare dove arriveremo e quali soluzioni ci saranno. Certo è che cambieranno il nostro modo di vedere e di pensare, esattamente come è successo con il cellulare, lo smartphone e i tablet.
Il potenziale di questi dispositivi e delle reti che sono in grado di sfruttarne le potenzialità è evidente: dal livello macroscopico (smart grid o reti che comunicano dati, smart cities , ma anche panchine intelligenti come quelle presenti a Boston, Pensiline interattive… ) fino a scendere al domestico, dove appunto la domotica e tutto ciò che rientra nel nostro quotidiano può essere connesso e ottimizzato.
Ma siamo davvero sicuri di aver raggiunto il massimo livello possibile di integrazione? La risposta è ovviamente no: di recente, circa una decina di anni fa, al MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno pensato a quali potrebbero essere le conseguenze per l’uomo se tutti i dispositivi di cui si serve potessero dialogare tra loro per incrementarne la capacità di soddisfare le nostre esigenze. Non solo l’impianto elettrico casalingo o la caldaia, né la rete di distribuzione o gli impianti semaforici in strada. Proprio tutto.
A quanti è capitato di puntare la sveglia presto e di arrivare comunque in ritardo a un appuntamento a causa del traffico? O di dimenticare nel frigorifero del cibo scaduto? L’Internet delle Cose (Internet of Things) va in questa direzione, e lo fa sfruttando tecnologie note (RFID, differenti protocolli di trasmissioni dati …) ampliando però il bacino di dispositivi dai quali reperire informazioni.
Ecco quindi che la sveglia, collegata con un sistema di analisi del traffico, potrà decidere di anticipare l’orario in cui suonerà per aiutarci ad arrivare in tempo al nostro appuntamento. O lo stesso frigorifero, sulla base della data di scadenza delle merci inserite in un chip nel packaging di uno yogurt, saprà avvisarci per tempo (con una e-mail o sul proprio display) dell’imminente scadenza di un prodotto. In parte sono cose che già avvengono oggi (per rimanere in tema di traffico, i navigatori satellitari connessi in rete sono in grado di evitare autonomamente le strade più congestionate dal nostro percorso), ma il potenziale è immenso e perlopiù sconosciuto. Proprio come un iceberg, siamo in grado si scorgere la parte emersa, senza conoscere la reale entità di quanto giace sommerso, in attesa di essere scoperto o inventato.
Largo allo smart, quindi, ma benvenuto Internet of Things (qui alcune idee)!
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ma anche occhio alla privacy dei dati…
in ogni caso ti segnalo questo post proprio dell'MIT
https://www.bbvaopenmind.com/en/internet-of-things-iot-the-third-wave/?utm_source=facebook&utm_medium=techreview&utm_content=IoT3rdWave&utm_campaign=MITchange
ciao
Ti ringrazio, Decisamente interessante