Il 2016 si è chiuso all’insegna dei ricordi, o meglio alla caccia e alla scoperta di luoghi, tradizioni, sapori fantastici legati alla mia nonna materna e alla bisnonna.
È vero io ho sempre detto di essere piemontese e mi considero tale, ma mia nonna era originaria del Friuli e precisamente di Morsano al Tagliamento.
Avevo veramente voglia di vedere i posti di cui mi parlava come San Vito, Mussons, Sesto al Reghena, Cordovado e capire se era solo questione di legami affettivi o se sono posti veramente speciali, particolari.
E poi c’è stato il mostruoso terremoto del Friuli del 1976 che ha cambiato volto a un’intera zona e distrutto pezzi di storia. La nonna raccontava che tutto era rimasto uguale a se stesso, poiché avevano ricostruito tutto, pietra su pietra.
Era giusto andare e dare un’occhiata a questi borghi medievali, costruiti in pietra grezza e con balconi in legno, con chiese affrescate e dall’architettura austera e lineare, piccoli castelli e mura che circondano i piccoli borghi dove si entra attraverso porte ad arco sempre realizzate in pietra.
Tutti gli anni la mia nonna Rita andava a trovare parenti e amici e quando tornava la festa friulana aveva inizio. Infatti forme di Montasio di diverse stagionature (3 mesi, mezzano, stagionato) e poi fantastici sacchi di strisce di formaggio (strissulis) – ottenuti dalla sagomatura delle forme – utilizzate per preparare un piatto tipico carnico: il frico.
Il mio viaggio nei ricordi mi ha portato alcune conferme, ma anche tante scoperte sia in ambito gastronomico sia per tradizioni. E poi ho potuto vedere tantissimi piccoli borghi arroccati che raccontano ancora come la vita in Friuli fosse povera, difficile e faticosa come Poffabro, Andreis, Venzone, Valvasone. Questo è un ricordo indelebile, la guerra, la povertà, la mancanza di cibo che hanno fatto scappare molte famiglie dal Friuli e trovare fortuna altrove.
Questo è quello che è successo a mia nonna e alle sue sorelle e ovviamente alla bisnonna che si sono trasferite in Piemonte per trovare lavoro.
Non sono più tornate, eccetto per qualche breve viaggio, eppure sono convinta che la nostalgia sia stata sempre tanta: abbandonare le proprie origini, le proprie storie è sempre molto difficile soprattutto se si ha la consapevolezza che il distacco sia definitivo.
Carissima nonna, le tradizioni che porto con me non sono tantissime, tu eri tanto riservata e molte delle tue storie non le hai mai condivise, ma ti assicuro che in questo breve viaggio ho amato tantissimo la tua terra e mi sono ritrovata coinvolta.
Le persone con cui parlavo mi ricordavano te, alcuni dei tuoi detti, alcune frasi non le sentivo da tempo. Ho cercato la nostra tradizione del 26 dicembre, lo struccolo che tu preparavi con la pasta dei gnocchi e un ripieno di carne, ma non l’ho trovata! Ma questo ricordo è chiaro nella mia mente e sarà oggetto di un altro racconto!
Mi sarebbe piaciuto sapere di più di te e della bisnonna che ho avuto la fortuna di conoscere. Forse lei ci ha raccontato tante cose, ma io ero piccola e non credo di averle afferrate o forse un giorno riaffioreranno come ricordi racchiusi in un cassetto.
Anche io – come te – ho portato a casa le varie stagionature del nostro formaggio Montasio (dai due fino allo stravecchio passando per 4, 5, 6, 8 e 10 mesi!!!) e mi si è aperto il cuore quando – in latteria – ho trovato le strisce di formaggio per il frico che realizzerò – tra qualche giorno – in tuo onore!
Bellissimo!