A chi non è mai capitato di beccarsi un brutto mal di pancia dopo aver mangiato qualcosa di preconfezionato? Cose che succedono, ma perché?
Nell’industria si compiono grandi sforzi per garantire la qualità dei cibi, ma nonostante questo sono molti i motivi che possono portare a spiacevoli inconvenienti.
Alcune statistiche recenti hanno portato alla luce un problema in realtà più ampio di quanto si possa pensare: negli Stati Uniti, ad esempio, il 16% circa degli abitanti è vittima ogni anno di malattie di origine alimentare. Questo comporta circa 128.000 ricoveri ospedalieri, 3.000 morti e 9 miliardi di dollari di costi per la sanità. Inoltre, una delle conseguenze immediate quando viene scoperto un lotto avariato è il ritiro dal mercato: anche in questo caso i numeri sono impressionanti, con ben 75 miliardi di dollari di cibo ritirato ogni anno negli USA.
Anche per questo Ibm e Mars (quelli della barretta al cioccolato, ma che in realtà è a capo di un vero impero alimentare) hanno lanciato il Consortium for Sequencing the Food Supply Chain.
Si tratta di un progetto che punta ad analizzare le caratteristiche genetiche dei microrganismi presenti nella catena alimentare attraverso la raccolta di informazioni (i cosiddetti big data) al fine di comprendere quali siano i fattori che influiscono sull’attività di una ambiente di fabbrica.
Ma attenzione: non è solo in uno stabilimento di trasformazione che possono sorgere problemi. Si pensi ad esempio alle materie prime, all’imballaggio, alla distribuzione, alla conservazione ecc.
A fronte di questi studi si pensa di comprendere al meglio in che modo organismi viventi (batteri, funghi e virus) interagiscono e si moltiplicano nei vari ambienti (banchi dei negozi, stabilimenti ecc.). Questi dati consentiranno poi di ideare nuove procedure utili a migliorare la sicurezza nella catena alimentare.